La differenza tra avere una corazza e uno scheletro: proteggersi vs rinforzarsi/ The difference between having an armour and a skeleton: protecting yourself vs strengthening yourself


Un ragazzo di sedici anni prende spesso brutti voti ed è anche un ripetente, non tanto per "mancanza di capacità" ma perché teme di essere considerato uno sfigato; si associa ai bulli della sua città per compiere atti di vandalismo e bullismo nei confronti dei ragazzini più vulnerabili non perché gli piaccia farlo o lo ritenga giusto ma solo per assecondare i suoi coetanei; ascolta musica che elogia l'essere gangster e che lui odia solo perché va di moda; non ha il coraggio di parlare con una ragazza che gli piace molto ma per impressionarla fa il buffone in aula, prendendo una marea di note sul registro. 

Questo ragazzo, che evidentemente sta vivendo un'età dello sviluppo problematica, conflittuale e anche lesiva nei confronti del prossimo, si è come si suol dire "messo una corazza" addosso: non vuole veramente vivere così, ma sente che questo modo di vivere sia quasi un obbligo, perché sa che se si lasciasse andare alla sua spontaneità, alla sua reale indole, non avrebbe grandi proseliti e finirebbe per rimanere egli stesso la vittima dei soprusi che sta attuando, e rimarrebbe alla fine solo.

Nel 1933 uno psicologo, Wilhelm Reich, definisce la corazza come un modo della persona di funzionare, rappresentata da cosiddette "resistenze caratteriali" attuate dall'individuo per fronteggiare la frustrazione, il dolore e la paura, ingabbiare l'impulso vitale primigenio in un modo rigido di condurre la propria esistenza, sottomettendola alla necessità di far scomparire l'angoscia (nell'esempio di primo, angoscia del non andare a genio ai coetanei), impedendo inevitabilmente così il piacere (che sarebbe rappresentato dal perseguire liberamente la propria reale indole), allo scopo di perseguire una determinata volontà.

Si tratta quindi di un limitatore di libertà, perché la corazza caratteriale, così come quella fisica, magari ci consente effettivamente di avere una protezione (neanche garantito!) ma ci impedisce di muoverci liberamente, appesantendo ogni nostro passo o bloccando totalmente il nostro cammino: è un classico esempio di un funzionare che però è altamente disfunzionale!

Questo ragazzo, così come tante persone, dovrebbe affrontare un percorso di psicoterapia con lo scopo precipuo di "allentare" questa corazza e imparare piano piano a lasciarla andare. Ma non rimarrebbe così un corpo inerme, libero sì, ma vulnerabile a ogni attacco?

Non proprio! "Basterebbe" infatti, mentre si perde la corazza, rinforzare il corpo! Ma il corpo non deve di certo diventare esso stesso una corazza! Infatti, ciò che occorrerebbe fare è costruirsi e rinforzare man mano ciò che dovrebbe essere alla base di un corpo sano, funzionale e quindi, finalmente, correttamente funzionante: lo scheletro, l'ossatura.

Infatti, la vita è imprevedibile, non ha alcun senso continuare a perseguire l'invulnerabilità, ma bisogna accettare l'eventualità di procurarsi qualche graffio, qualche ferita, anche qualche grave lesione (una lancia esistenziale che ci trapassa da un lato a un altro!). Non è escluso di poter subire grandi cataclismi, forieri di grandi distruzioni esistenziali, e questo a prescindere da qualsiasi operazione possiamo mettere in atto per proteggerci. 

Nondimeno, rinforzare il nucleo della nostra personalità, la nostra ossatura, è fondamentale per poter correttamente camminare, talvolta correre, su quello che è il sentiero spesso accidentato della nostra vita, e oltre a camminare, avere dinamismo, forza, capacità quindi di lottare! Perché questo è un po' il senso di essere forti: farsi le ossa! Nessuno infatti pensa mai che la forza di un guerriero sia situata nella sua corazza, ma nella sua capacità di rialzarsi dopo ogni caduta, pronto a colpire il suo nemico.

Come rinforzare il nostro scheletro? Bisogna prima di tutto dire di sì all'imprevedibile e a un certo grado di vulnerabilità ineliminabile: di sicuro, non dobbiamo perdere la corazza per lasciare un corpo TOTALMENTE inerme. Ci si deve preparare all'imprevedibile, non a ogni singolo evento, ovviamente, ma all'idea stessa dell'imprevedibilità. E, ovviamente, bisogna essere costantemente vigili e attenti, ma non a livello di paranoia, ma quel poco che basta per evitare l'essere totalmente alla mercé degli eventi.

Dopodiché, bisogna accettare nel vero senso della parola il fatto che dobbiamo autodeterminarci, facendo emergere quelle che sono le nostre caratteristiche nucleari, forse anche genetiche, e seguire quello che è il nostro gusto, la nostra spontaneità, nel costruire la vita che vogliamo, non quella che dobbiamo costruire per assecondare il prossimo (la grande bugia del dover vivere in funzione di qualcosa che non sia noi stessi, che vi anticipo non serve spesso assolutamente a raggiungere neanche questo scopo...).

Ovviamente, questi  non sono delle prescrizioni terapeuttiche: semplicemente sto cercando di stabilire, a partire da mie convinzioni (corroborate dall'esperienza come PAZIENTE) dei significati, per suggerire grosso modo cioè cosa dovrebbe essere una tal cosa, corrodendo dei vizi sociali e personali distorcenti (questo blog ha questo scopo, rimuovere la patina della zona di conforto, la corazza anche leggera e piacevole del sentirsi a posto quando si è consapevoli di non esserlo per niente!) 

Infatti, rimango sui generis, e vi invito a parlare con persone realmente competenti su come attuare all'atto pratico una strategia di rimodellamento della vostra personalità e quindi della vostra vita, se pensate di averne bisogno, soprattutto se siete in età evolutiva. Parlate quindi con uno psicoterapeuta serio e competente, se vi rendete conto che la vostra corazza sia troppo pesante!

Wilhelm Reich, Charakteranalyse, Farrar, Straus und Giroux 1933 (trad. inglese Character Analysis, Orgone Institute Press, 1949)

ENGLISH

A sixteen-year-old boy often gets bad grades and is also a repeater, not so much due to a "lack of ability" but because he fears being considered a loser; he joins the bullies of his city to carry out acts of vandalism and bullying against the kids more vulnerable not because he likes to do it or thinks it is right but just to please his peers; he listens to music that praises being a gangster and which he hates, only because it is fashionable; he doesn't dare to talk to a girl he really likes but instead, to impress her, he acts like a fool in the classroom, taking lots of bad written remarks.

This boy, who is evidently experiencing a problematic and conflictual developmental age, which is even harmful towards others, has, as they say, "put an armour" on himself: he doesn't really want to live like this, but he feels that this way of living is almost an obligation because he knows that letting loose to his real nature would end up remaining the victim of the abuses he is carrying out, and he would eventually remain alone.

In 1933 a psychologist, Wilhelm Reich, defined armour as a person's way of functioning, represented by so-called "character resistances" implemented by the individual to face frustration, pain and fear, caging the primordial vital impulse in a rigid way to lead his/her own existence, subjecting it to the need to make the anguish disappear (in the first example, anguish of not being liked by one's peers), thus inevitably preventing pleasure (which would be represented by freely pursuing one's real nature), to pursue a specific will.

It is, therefore, a limiter of freedom, because the character armour, as well as the physical one, perhaps actually allows us to have protection (not even guaranteed!) but prevents us from moving freely, weighing down our every step or totally blocking our path forward: this is a classic example of functioning that's however highly dysfunctional!

This boy, like many people, should undergo a course of psychotherapy with the main aim of "loosening" this armour and slowly learning to let it go. But would this leave a defenceless body, free yet vulnerable to any attack?

Not exactly! In fact, while losing the armour, "it would be enough" to strengthen the body! But the body certainly must not become armour itself! In fact, what should be done is gradually building and strengthening the basis of a healthy, functional and therefore, finally, correctly functioning body: the skeleton.

In fact, life is unpredictable, and it makes no sense to continue pursuing invulnerability. Nonetheless, we must accept the possibility of getting some scratches, some wounds, and even some serious injuries (an "existential spear" that pierces us from one side to another! ). It's not excluded that we could suffer great cataclysms, harbingers of great existential destruction, regardless of any operation we can implement to protect ourselves.

Nonetheless, strengthening the core of our personality, our skeleton, is essential to be able to walk correctly, sometimes run, on what is often the bumpy path of our life, and in addition to walking, to have dynamism, strength and therefore the ability to fight! Because this is the meaning of being strong: to build our bones! In fact, no one ever thinks that the strength of a warrior is located in his armour, but in his ability to get up after every fall, ready to strike his enemy.

How to strengthen our skeleton? First, we should say yes to the unpredictable and to a certain degree of unavoidable vulnerability. Certainly, we must not lose our armour to leave a TOTALLY defenceless body. You have to prepare for the unpredictable, not for every single event, of course, but for the very idea of unpredictability. And, of course, you need to be constantly vigilant and attentive, but not to the level of paranoia, but just enough to avoid being totally at the mercy of events.

After that, we must accept in the true sense of the word the fact that we must self-determine, bringing out our nuclear, perhaps even genetic, characteristics and follow what our taste, our spontaneity, in building the life we want, not the one that we think we have to build to please others (the great lie of having to live for something other than ourselves, which I anticipate often does not even serve this purpose at all...).

Obviously, these are not therapeutic prescriptions: I am simply trying to establish meanings, starting from my beliefs (corroborated by experience as a PATIENT) to roughly suggest what such a thing should be, corroding distorting social and personal vices (this blog has this purpose: to remove the veneer of the comfort zone, the light and pleasant armour of feeling okay when you are aware that you are not at all!)

In fact, I remain sui generis, inviting you to talk with competent people about practically implementing a strategy to reshape your personality and life, if you think you need it, especially if you are of a developmental age. So talk to a serious and competent psychotherapist if you realize that your armour is too heavy!

Wilhelm Reich, Charakteranalyse, Farrar, Straus und Giroux 1933 (trad. inglese Character Analysis, Orgone Institute Press, 1949)


Commenti

  1. Con il corpo si scrive!
    E la scrittura fa del corpo immagine nitida, toccante e autosufficiente.
    Si abbandona la corazza che impedisce il raggiungimento della propria identità e di una vera creatività.
    Aumenta la comunicabilità, l’amore,la percezione del piacere di vivere.
    Espande il libero fluire dell’energia vitale.
    Quando ci si sente invisibili,inascoltati,non amati, cresce la rabbia ( bullismo), vogliamo diventi universale,che invada ogni aspetto della nostra vita e colpisca l’Altro.
    L’intervento di tutte e agenzie educative sono chiamate a prendersene cura.
    L’intervento di una buona psicoterapia fa la differenza.
    Come sempre grazie, caro Andrea !
    Tiziana

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    1. Buongiorno cara Tiziana, grazie come sempre per il tuo prezioso intervento. Sottoscrivo l'attenzione particolare, che io avrei dovuto in effetti integrare nel mio discorso, all'educazione: è certamente fondamentale per la formazione dell'individuo e quindi anche per far sviluppare una personalità sana ed evitare le derive del bullismo (quello che nasce per l'appunto dalla personalità-corazza). L'educazione ovviamente riguarda come hai detto tu tutte le "agenzie educative", e io farei rientrare anche la famiglia, i mass media, internet, i social ecc. che devono responsabilizzarsi e devono essere maggiormente controllate (non a livello di censura, chiaramente, ma ne parlerò in un altro post, prima o poi) evitando il più possibile il caos e la difficoltà di monitoraggio odierni e la strumentalizzazione, perché sono la principale influenza per una persona giovane e spesso sono determinanti più di altri fattori nel formare la personalità e il carattere, in modo più o meno occulto. A presto!

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