Basta con la consolazione e i capricci, sì alla coerenza/ Enough with solace and tantrums, yes to coherence
Si tratta di un classico atteggiamento di ricerca di una zona di conforto: sappiamo benissimo spesso di non essere all'altezza di qualcosa, ma vogliamo autosuggestionarci che non sia così, paradossalmente, proprio dicendoci esattamente che per l'appunto...non siamo all'altezza. Oltretutto, cerchiamo la conferma in qualche anima pia, cerchiamo la sua complicità in questa immane bugia.
La verità è che spesso non siamo realmente all'altezza, ma il nostro orgoglio abbatte il sano principio di realtà e, cosa più grave, instaura un meccanismo pseudo-masochistico, pseudo-catartico e soprattutto pseudo-esorcizzante il cattivo pensiero: si pensa male per assecondare maggiormente la nostra convinzione contraria, una sorta di spronamento a pensare meglio.
Ma lo spronamento da ricercare è quello proprio che ci deve servire a superare la nostra reale incapacità: se siamo realmente incapaci in un qualcosa è questo rappresenta un reale problema (una disfunzionalità che rappresenta un limitatore di libertà e quindi di qualità di vita), allora occorre realmente muoversi per ovviare al nostro limite.
Altra cosa è la ricerca della coerenza: spesso ci duole non riuscire a non fare qualcosa per puro capriccio. Non abbiamo bisogno di questo qualcosa e non ce ne frega neanche, fondamentalmente, ma lo abbiamo visto fare in altri con successo e il nostro orgoglio attiva quel sistema di competizione irrazionale che porta a disforia, confronto serrato (perso, ovviamente) e che poi a livello comportamentale ci porta all'imitazione a tutti i costi. La soluzione semplicemente è attivare un pensiero maggiormente razionale, che possa quindi ridurre al minimo certe pretese e certi capricci, in quanto tali sono: spesso infatti non riusciamo ad ottenere una capacità...perché non ci interessa. Se una tal cosa non è interessante per noi...o diventa tale, o è meglio abbandonarla.
Inutile struggersi per ciò che è solo un capriccio, la vita già ci pone di fronte a sofferenza "necessaria". Bisogna imparare a stare scomodi, ma di certo non sedersi volontariamente sulle braci ardenti!
ENGLISH
How often have we felt dejected about a presumed inability, flagellating ourselves and drawing others' attention to how badly we are doing, etc.? Often, it's just a request for denial: we simply want someone to tell us the opposite of what we say about ourselves, the classic pat on the back.
This is a classic attitude of seeking a comfort zone: we often know very well that we are not up to something, but we want to suggest to ourselves that this is not the case, paradoxically, precisely by telling ourselves exactly that... we are not up to it. 'height. Furthermore, let's look for confirmation in some pious soul, let's look for their complicity in this huge lie.
The truth is that often we are not really up to the task. Still, our pride overturns the sound principle of reality and, more seriously, establishes a pseudo-masochistic, pseudo-cathartic and above all pseudo-exorcising mechanism for bad thoughts: we think badly to better accommodate our contrary belief, a sort of encouragement to think better.
But the encouragement to be sought is precisely that which must serve us to overcome our real inability: if we are truly incapable of something and this represents a real problem (a dysfunction that represents a limiter of freedom and therefore of quality of life), then we really need to move to overcome our limit.
Another thing is the search
for coherence: it often pains us not to be able to not do something out of pure whim. We don't need this something and we don't even care, fundamentally, but we have seen others do it successfully and our pride activates that system of irrational competition which leads to dysphoria, intense confrontation (lost, obviously) and which then to behavioural level leads us to imitate at all costs. The solution is to just activate more rational thinking, which can therefore reduce certain demands and certain whims to a minimum, as such they are: often, in fact, we cannot obtain a skill... because we are not interested. If such a thing is not interesting to us... it either becomes so, or it is better to abandon it.
for coherence: it often pains us not to be able to not do something out of pure whim. We don't need this something and we don't even care, fundamentally, but we have seen others do it successfully and our pride activates that system of irrational competition which leads to dysphoria, intense confrontation (lost, obviously) and which then to behavioural level leads us to imitate at all costs. The solution is to just activate more rational thinking, which can therefore reduce certain demands and certain whims to a minimum, as such they are: often, in fact, we cannot obtain a skill... because we are not interested. If such a thing is not interesting to us... it either becomes so, or it is better to abandon it.
There is no point in pining for what is just a whim, life already presents us with "necessary" suffering. We must learn to be uncomfortable but not voluntarily sit on burning embers!
La tua personale vocazione, la tua originale interpretazione dell’esistenza e il tuo approdo richiedono scelte a cui rimanere fedeli.
RispondiEliminaNon come pura adesione della volontà all’obbligazione morale o giuridica, quanto come consonanza tra il tuo modo d’essere e la direzione del cammino che hai intrapreso …È conferma di te.È anche sceglierti.
In modo personalissimo, tendi all’armonia del tuo essere e al bene per te stesso e per gli altri.
Ovviamente anche io lontanissima da tutti gli ISMI … Tiziana
Ti ringrazio per il gentilissimo commento che ritengo abbia centrato in pieno tutto il senso del mio discorso. La chiosa finale in particolare la ritengo molto importante, perché è esattamente il mio orientamento!
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