Il valore assoluto di ognuno di noi/ The absolute value of each one of us




Riprendendo il filo del discorso sull'autostima, abbiamo stabilito che essa consiste nel "mero" atto di autovalutarsi, prima ancora di stabilire buone o cattive valutazioni. Oggi ci concentremo sul "valore": cosa significa valere per una persona? Esiste un valore di base che tutti condividiamo, un nucleo intangibile che ci permette di non "scendere più in basso", nella "peggiore delle ipotesi"? 

Esistono, secondo la mia visione, due valori: uno può essere misurato, tramite l'autovalutazione, l'altro, invece, è incommensurabile. Sto parlando del valore relativo e del valore assoluto. Quando compiamo un atto autovalutativo di solito andiamo per l'appunto a definire, "se e quanto valiamo", in riferimento a una o più cose (valore relativo particolare) o considerando noi stessi nell'intero (per l'appunto, valore relativo globale). 

Possiamo quindi definirci "buoni a nulla", per esempio, iguardo alla nostra capacità atletica, alla cucina, a suonare uno strumento ecc.. All'atto pratico, avviene questo: partiamo dal presupposto che spesso le valutazioni sono fin troppo sintetiche e non si nota spesso la sfumatura tra "il saper fare" e il "non saper fare". Dopodiché, osserviamo la realtà: se è vero che abbiamo difficoltà a compiere un atto in modo sistematico, allora se ci valutiamo al ribasso stiamo solo restituendo, grosso modo, la realtà. Non è però "così semplice": infatti, la constatazione di un dato di fatto ancora non è effettivamente una vera e propria valutazione. La valutazione è la controparte del giudizio: come visto nel post sull'autostima, a differenza di questo si basa sull'osservazione, sulla logica e non si basa su confronti, aspettative ecc.. Quando ci osserviamo e inferiamo la nostra realtà, possiamo esprimere una valutazione sia globale, sia particolare: possiamo quindi dire di "non valere niente" come calciatori, non valere niente come "cuochi", non valere niente come "amanti" ecc. ecc.. Stiamo andando oltre la semplice constatazione. Lo schema, in sintesi, per ribadire è: OSSERVAZIONE = CONSTATAZIONE = AUTOVALUTAZIONE. 

 Se però per i singoli aspetti, o gruppi di essi, non esiste alla fine una vera e propria problematica da affrontare, la cosa cambia di molto quando "ci azzardiamo" a valutare TUTTA la nostra persona: infatti, una valutazione globale è non tanto è un'operazione "pericolosa", per questioni "etiche" o "psicologiche", ma spesso lascia il tempo che trova, in quanto è realmente arduo riuscire ad autoesaminare tutto e, successivamente, stabilire un valore TOTALE e, alla fine, è anche un'operazione del tutto inutile: infatti, nessuno di noi è veramente "messo male" o "messo bene" come persona nel suo intero e non ha tanto senso darsi quindi una valutazione troppo globale. Ma, allora, non ha mai senso parlare di un valore globale? Ha senso farlo ma solo quando non VOGLIAMO darci un valore totale, come somma di tanti valori, ma quando consideriamo un VALORE ASSOLUTO. 

 Il valore assoluto (dal latino absolutus = libero da ogni vincolo) è il valore che NON ci diamo ma che ognuno di di noi possiede, per il "semplice" fatto di essere persone. Ognuno di noi vale in quanto essere umano: non è un'inferenza arbitraria o leziosa, ma è il "mero" dato di fatto di cui ognuno di noi deve essere consapevole. Riconoscersi un valore assoluto in quanto persone è infatti spesso l'atto finale di un percorso psicoterapeutico, il raggiungimento del "sacro graal" della persona affetta da una "nevrosi" o "psicosi" riguardo la propria autovalutazione (quello che si definisce comunemente "bassa autostima"), che inizialmente rifiuta un pensiero così "grossolano" e così quindi, inefficace: solo quando la persona inizia a sviluppare un pensiero veramente sano è possibile per lei "uscire fuori" dal narcisismo, che non è "amore incondizionato di sé stessi" ma anche e soprattutto una costante autoreferenzialità, che non ci consente di riconoscerci nell'altro nell'aspetto più nucleare: il riconoscimento di un nucleo condiviso con TUTTI è il primo step per poter infatti raggiungere la cognizione finale dell'assolutezza di un valore intrinseco. 

Come dire: bisogna spesso uscire da qualcosa e rientrarvi, per poter capire sia cosa c'è fuori sia quel qualcosa stesso! Ecco che quindi, in estrema sintesi, tutto quello che dobbiamo fare per iniziare a superare l'ottica valore-disvalore della nostra persona, è sostituire il VALORE RELATIVO GLOBALE con il VALORE ASSOLUTO. Fate questo, e vedrete che STARETE IMMEDIATAMENTE MEGLIO. 


 ENGLISH 

 Returning to the discussion thread on self-esteem, we have established that it consists of the "mere" act of self-evaluation, even before establishing good or bad evaluations. Today we will focus on "value": what does value mean to a person? Is there a basic value that we all share, an intangible core that allows us not to "go lower", in the "worst case scenario"? 

According to my vision, there are two values: one can be measured through self-evaluation, and the other, however, is immeasurable. I'm talking about relative value and absolute value. When we carry out a self-evaluative act, we usually define "if and how much we are worth", about one or more things (particular relative value) or by considering ourselves as a whole (precisely, global relative value ). 

We can therefore define ourselves as "good for nothing", for example, concerning our athletic ability, cooking, playing an instrument, etc. In practice, this happens: we start from the assumption that evaluations are often too brief and the nuance between "knowing how" and "not knowing how" is often noticed. After that, we observe reality: if it is true that we have difficulty carrying out an act systematically, then if we evaluate ourselves downwards we are only returning, more or less, reality. However, it is not "that simple": observing a fact is not yet a real evaluation. Evaluation is the counterpart of judgement: as seen in the post on self-esteem, unlike this one it is based on observation and logic. It is not based on comparisons, expectations etc. When we observe ourselves and infer our reality, we can express an evaluation that is both global and particular: we can therefore say that we are "worth nothing" as footballers, we are worth nothing as "cooks", we are worth nothing as "lovers" etc. etc. We are going beyond simple observation. To reiterate, the scheme, in short, is OBSERVATION = STATEMENT = SELF-ASSESSMENT. 

 However, if for individual aspects, or groups of them, there is ultimately no real problem to deal with, things change a lot when we "dare" to evaluate our ENTIRE person: in fact, a global evaluation is not so much a "dangerous" operation, for "ethical" or "psychological" reasons, but it often takes its time, as it's hard to be able to self-examine everything and, subsequently, establish a TOTAL value and, in the end, it is also a This is a completely useless operation: in fact, none of us is truly "in bad shape" or "in good shape" as a whole person and it doesn't make much sense to give ourselves too global an evaluation. But, then, does it ever make sense to talk about a worldwide value? It makes sense to do so but only when we do not WANT to give ourselves a total value, as the sum of many values, but when we consider an ABSOLUTE VALUE.

 Absolute value (from the Latin absolutus = free from all constraints) is the value that we do NOT give ourselves but that each of us possesses, for the "simple" fact of being people. Each of us is valid as a human being: it is not an arbitrary or affected inference, but the "mere" fact of which each of us must be aware. Recognizing oneself as an absolute value as a person is in fact often the final act of a psychotherapeutic path, the achievement of the "holy grail" of the person suffering from a "neurosis" or "psychosis" regarding their own self-evaluation (what is commonly defined as "low self-esteem"), which initially rejects such a "coarse" and therefore ineffective thought: only when the person begins to develop truly healthy thoughts is it possible for them to "get out" of narcissism, which is not just "unconditional love of oneself " but also and above all, a constant self-referentiality, which does not allow us to recognize ourselves in the other in the most nuclear aspect: the recognition of a core shared with ALL is the first step to reach the final cognition of the absoluteness of an intrinsic value. 

In other words: you often have to get out of something and re-enter it, to understand both what's outside and that something itself! So, all we have to do to begin to overcome the value-disvalue perspective of our person is to replace the GLOBAL RELATIVE VALUE with the ABSOLUTE VALUE. Do this, and you will see that you WILL IMMEDIATELY BE BETTER.

Commenti

  1. Siamo testimoni del potere di trasformazione di VALORE ASSOLUTO che diventa un principio-guida e modella la nostra comprensione del mondo.
    Si prende coscienza di quelli che sono i nostri punti di forza.
    Si accolgono nel proprio cuore tutto i sentimenti,anche quelli difficili,imprevedibili,senza farsi domande su come si calcoli il VALORE di una persona.
    Siamo noi stessi a determinare il nostro VALORE con le nostre azioni e la bontà dei nostri gesti verso l’Altro.
    Andrea, rendi vivido il tuo tono di voce scritto.
    Tiziana

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    1. Buonasera Tiziana, grazie come sempre della tua partecipazione! La consapevolezza del valore assoluto infatti è la base per accoglierci a vicenda a prescindere da valutazioni e calcoli: dovremmo un po' tutti capire che riconoscersi un valore assoluto è anche riconoscerlo nell'altro.

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