Perché potremmo non essere dei falliti/ Why we may not be a failure
ITALIANO
Fallire implica che ci sia stato un esito negativo a un generale o particolare processo a cui si è dato avvio in un dato momento.
Partendo da ciò si presuppone che se non siano stati avviati dei processi o se questi siano stati avviati in modo non serio e abortiti precocemente, allora non stiamo parlando di fallimento.
Tentiamo però di "rimpolpare": come detto il fallimento è fondamentalmente un esito negativo o addirittura disastroso. Se parliamo di esito, non può quindi non venire alla mente che c'è stato un processo a monte che lo ha generato. Dal punto di vista esistenziale si "procede" per l'appunto anche attuando progetti, e vorrei però portare all'attenzione che tale termine non si riferisce necessariamente a dei grandi fatti, come la creazione di un'azienda, un matrimonio, la nascita dei figli, la creazione di un gruppo musicale, la stesura di un'opera letteraria ecc.. Parlo anche e soprattutto dei piccoli passi compiuti nella quotidianità: anche voler andare al supermercato a fare la spesa ha la struttura di un progetto.
Quando questi progetti, per qualsiasi causa, non sono portati a termine, o sono portati a termine in modo non oggettivamente o soggettivamente desiderabile, ecco che si compie il fallimento.
Fallire quindi non può essere in modo riduttivo (e contemporaneamente quindi troppo estensivo) ricondotto a qualsiasi mancanza esistenziale. Sono quindi dell'avviso che ci siano delle cose per cui avrebbe più senso parlare di "mancata attuazione", "aborto", "inazione" ecc..
Una persona che ha struttura fragile della personalità e che di conseguenza è vulnerabile a livello esistenziale in senso generale, spesso e volentieri non agisce, rimanendo in uno stato di inattività cronica. Nel corso degli anni, questa persona non costruisce un fallimento...perché non costruisce e basta. Non si può definire fallita, se dopo i 30 anni è ancora disoccupata: non ha mai realmente iniziato a progettare niente, non ha mai realmente e concretamente attuato un progetto, neanche altrui. Si tratta di una persona che ha un'esistenza nulla, abortita, mai iniziata, allo stato embrionale, virginale, perlomeno in determinate cose (nessuno rimane totalmente inattivo in ogni singolo aspetto).
Sulla linea della volontà di voler superare l'anelare alla comodità e quindi alla giustificazione da parte di chi ha una condotta esistenziale tendente per qualsiasi motivo all'abulia e all'inattività, questa riflessione non è altro che il risultato di una certa strutturazione del pensiero che sto attuando da oltre 3 anni e che vuole in realtà proprio mettere al muro certi vizi consolatori, accettando la realtà, raffinando tutti gli stimoli e le riflessioni che essa comporta, cercando innovativi e creativi metodi di superamento della fragilità.
Soluzione al non aver mai progettato: non essere contenti di non essere dei falliti e basta (zona di conforto), ma (zona di sconforto) iniziare a progettare in modo sensato senza paura di fallire, ricordando chiaramente che questa non è una licenza per fallire e che le cose si devono fare seriamente. Fallire ci sta, ma solo se è veramente un incidente e non il risultato di una carenza grave di impegno o di un eccesso di azzardo dovuta a un totale disorientamento.
ENGLISH
Failure implies that there has been a negative outcome to a general or particular process that was started at a given moment.
Starting from this, it is assumed that if processes have not been started or have been started non-seriously and aborted early, then we are not talking about failure.
However, let's try to "flesh out" it: as mentioned, failure is fundamentally a negative or even disastrous outcome. If we talk about outcome, it cannot fail to come to mind that an upstream process generated it. From an existential point of view, one also "proceeds" by implementing projects, and I would, however, like to point out that this term does not necessarily refer to major events, such as the creation of a company, a marriage, the birth of children, the creation of a musical group, the writing of a literary work, etc. I am also, and above all, talking about the small steps taken in everyday life: even wanting to go to the supermarket to do the shopping has the structure of a project,
Failure occurs when these projects, for whatever reason, are not completed or completed in a way that is not objectively or subjectively desirable.
Failure therefore cannot be reductively (and at the same time therefore too extensively) traced back to any existential lack. I am therefore of the opinion that there are things for which it would make more sense to talk about "failure to implement", "abortion", "inaction" etc.
A person who has a fragile personality structure and who is consequently vulnerable on an existential level in a general sense often does not act, remaining in a state of chronic inactivity. Over the years, this person doesn't build a failure... because he doesn't just build. You cannot be defined as a failure if, after turning 30, you are still unemployed: you have never really started planning anything, you have never really and concretely implemented a project, not even someone else's. This is a person living a null existence, aborted, never begun, in an embryonic, virginal state, at least in certain things (no one remains totally inactive in every single aspect).
Along the lines of the desire to overcome the longing for comfort and therefore for justification on the part of those whose existential conduct tends for any reason towards apathy and inactivity, this reflection is nothing other than the result of a certain structuring of thought which I have been implementing for over 3 years and which actually wants to put certain comforting vices to the wall, accepting reality, refining all the stimuli and reflections that it entails, seeking innovative and creative methods of overcoming fragility.
The solution to never having planned: don't just be happy about not being a failure (comfort zone), but (discomfort zone) start to plan reasonably, be fearless about failure, and clearly remember that this is not a license to fail and that things must be done seriously. Failure is okay, but only if it is truly an accident and not the result of a serious lack of commitment or an excess of risk due to total disorientation.
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