Il benessere oltre il "normale": sano, razionale, funzionale, funzionante/ The well-being over the "normal": sound, rational, functional, functioning
I temi di questo post sono frutto della mia esperienza di attivista per l'Associazione Nazionale M.A.R.I.A. - APS, ente del Terzo settore da anni impegnato nella divulgazione di sani stili di vita e nella sensibilizzazione riguardo al tema della fragilità personale, oltre che realtà attiva nell'erogazione di servizi sul territorio legati al raggiungimento, miglioramento e mantenimento dell'autonomia delle persone che vivono quotidianamente problemi di diversa natura.
Tenterò oggi di argomentare la mia visione riguardo il "benessere", che io interpreto in modo estremamente dinamico e relativo, seppur con alcuni punti focali saldi. Questi quattro termini rappresentano per me i quattro cardini della valutazione dell'esistenza e si possono benissimo dividere in due gruppi complementari. Ricordo che spesso, quando si affronta il discorso del benessere e della capacità di avere una vita "normale", tendiamo a confondere questi termini o ad ometterli del tutto, quando non se ne conosce proprio l'esistenza.
Si dovrebbe partire in effetti proprio dal concetto di "normale": la parola deriva da norma, e già ricordarsi l'etimologia dovrebbe darci qualche indizio: la norma è una prescrizione che detta ciò che in teoria dovrebbe essere lo status quo, per l'appunto, la normalità, l'equilibrio (spesso considerato in senso statico, neanche dinamico!) di una determinata società o di tutta l'umanità. Oggi molti psicoterapeuti, psicologi e psichiatri, nel loro ambito di competenze, rigettano totalmente la parola "normale" o la usano con cautela. In effetti, non hanno tutti i torti a dubitare del "normale", in quanto è palese che, nella sua polisemia, vada spesso a riguardare quindi, come detto, ciò che è determinato in senso troppo arbitrario, o meramente correlato a dati statistici o, nella "peggiore" delle ipotesi, addirittura a pregiudizi e alla mera tradizione ("abbiamo sempre fatto così, quindi è normale").
Sarebbe meglio, infatti, soffermarsi sui quattro termini "sano", "razionale", "funzionale" e "funzionante". Cercherò quindi ora di dire la mia al riguardo, come al solito senza pretesa di esaustività e neanche grande riferimento a dati scientifici, nel solco di un progetto editoriale che vuole parlare al pubblico non con un afflato conferenziale ma più semplicemente condividendo le proprie impressioni più che sciorinare dati e pubblicazioni di riferimento (ma a volte, come avete visto, l'ho fatto).
La prima coppia. SANO e RAZIONALE
- Sano: quando si pensa alla parola sano ci vengono in mente le persone sorridenti di una qualsiasi pubblicità, coi loro fisici aitanti, il loro appetito e la loro allegrezza apparentemente incondizionata. Effettivamente, l'idea di sano è legata anche a quella di serenità e addirittura felicità, questa chimera o illusione che molti smettono di inseguire anche abbastanza presto nella vita! Il sano però per me è legato all'intero e al concreto: infatti, considero sana una persona integra e antifragile nella sua totalità e poco vulnerabile (mi pareva eccessivo dire "invulnerabile") ad attacchi tanto esterni quanto interni, che non abbia quindi quegli aspetti di fragilità che possano minare troppo facilmente l'armonia, la stabilità e la stessa autodeterminazione della sua psiche e di conseguenza della sua esistenza, non essere cioè costantemente affetto dai tentativi di manipolazione e dai tentativi di demolizione altrui, ed evitare l'auto-sabotaggio delle mentalità più masochistiche: ecco che qui applico in concreto il modo di pensare per cui, nella relatività (cosa significa essere integro o invulnerabile, è affare della persona) determino dei punti saldi (per l'appunto, il fatto stesso che "sano" debba necessariamente essere correlato all'integrità e alla scarsa vulnerabilità). Il sano è anche questione di buon orientamento: avevo accennato al masochismo e infatti non è affatto sano avere un orientamento esistenziale votato, in modo anche occulto o parziale, inconsapevole o meno, ad autodemolirsi costantemente: il sano vuole il proprio bene e pensa e agisce per perseguirlo, tramite quello che ora vedremo, il "razionale".
- Razionale: deriva da "ratio", che in parte corrisponde alla nostra "ragione", in parte corrisponde a "calcolo". In effetti, anticamente (ma spesso ancora oggi) si considerava ragionevole chi era in grado di soppesare correttamente le cose, sapendole calcolare ma nel senso più che altro di valutarle ponendo saggiamente in relazione tutti i termini, considerati secondo la loro priorità e secondo il loro valore assoluto e relativo (per l'appunto, per il loro peso e quindi secondo misura), risultando quindi utili alla comunità, migliorando la qualità della vita collettiva (vedi il concetto di Costanzo Preve del "logos come calcolo":). Ciò che io intendo per razionale è anche in parte questo, ma io aggiungo che più che "fare e pensare in modo razionale" ciò che conta è "essere razionali”: ecco che quindi siamo ragionevoli nel momento in cui il nostro modus pensandi, la stessa struttura della nostra personalità è razionale, un vero e proprio campo di emersione per pensieri fondati sul sano principio di realtà. La realtà, quindi, a scanso di voler filosoficamente indagarne la natura intrinseca, è ciò in cui siamo immersi, e la sua valutazione, come detto in un altro post, è più che altro una restituzione: siamo razionali quando osserviamo attentamente partendo dal sano principio di realtà per cui, nella mia accezione personalissima, non occorre essere eccessivamente "sospettosi", ma saper soppesare, per l'appunto, ciò che è "plausibile" e ciò che non lo è, senza partire da particolari predeterminazioni, pregiudizi, ideologie e fazioni. Da un punto di vista dell'azione, una volta che si pensa in modo razionale, si può agire in modo razionale, applicando concretamente ciò che abbiamo realizzato e compiendolo nella sua integrità, in piena continuità, senza deroghe e senza omissioni, nel momento in cui siamo pronti realmente. Da qui, infatti, si passa al funzionale, in quanto: persona sana = persona razionale e quindi, in sintesi parziale, persona funzionale (che ora vedremo).
Vediamo ora invece l'altra coppia: FUNZIONALE e FUNZIONANTE
- Funzionale: è legato alla capacità di un qualcosa o per un essere vivente di compiere la funzione propria che caratterizza il qualcosa o l'essere vivente stesso nella sua totalità o in alcuni aspetti. Qual è la funzione dell'essere umano che determina la sua funzionalità in senso totale? Si potrebbe dire che la sua funzione sia quella di VIVERE: stiamo infatti non facendo un discorso biologico ma legato chiaramente alla sfera socio-culturale. Vivere, in senso socio-culturale, possiamo definirlo con diverse capacità: di relazionarsi con sé stesso e con gli altri in modo soddisfacente, di riuscire ad autodeterminarsi in assenza di condizioni (anche autoimposte o autoscatenanti) che possano ridurre la propria libertà di scelta o che possano impedire a priori di vivere pienamente e in piena egosintonia. Non è legato però in prima istanza ad atti compiuti ma al semplice fatto di, partendo da una struttura cognitiva sana e "robusta", potenzialmente sapersi comportare in modo sano, realizzando perciò noi stessi in pienezza (non significa "realizzarsi" in "senso comune", cioè giungere a determinati obiettivi di carriera ecc., ma vivere in pieno la nostra vita, muovendoci in essa senza barriere architettoniche e compiendo la nostra reale volontà, senza remore - e prima ancora di discorsi morali ed etici, come dire “nel rispetto del prossimo”): in qualche modo rappresenta infatti "ciò che ci aspettiamo" da una persona sana (o da qualcosa di ben congeniato, progettato e costruito, se si parla di oggetti) a livello di pensiero (cognizione e progettazione ecc.) e a livello di comportamento (realizzazione e mantenimento). In un certo senso, però, le aspettative spesso sono quasi delle pretese "cognitive" molto spesso disattese e sono manifestazioni di una certa ingenuità o rigidità mentale. Il funzionale può riguardare sia la persona nel suo aspetto totale sia la persona in un suo ruolo: per esempio, possiamo considerare una persona che lavora come operaio funzionale in quanto operaio se...ha la capacità, il potenziale (o quello che si direbbe "know how", ma qui proprio in senso di "essere pronti a") di compiere il suo lavoro in modo adeguato, secondo le indicazioni che caratterizzano le funzioni proprie di quel lavoro (prima ancora di parlare di qualità e di risultati!). Il problema qui, come anticipato, è che la previsione possa essere scorretta o parziale, perché magari si potranno considerare diversi modi di intendere “fare l’operaio”! il funzionale è quindi un aspetto basico: determina la "mera" capacità di svolgere un qualcosa stricto sensu, ma spesso è fallace la misura del determinare per l’appunto…cosa significa svolgere quella cosa.
- Funzionante: l'ultimo termine può quasi dirsi, a voler applicare un'inferenza cara a Hegel, una sorta di sintesi, quindi, di punto di arrivo organico di tutto il discorso, un'eredità di quanto detto precedentemente, in qualche modo il suo compimento. Abbiamo prima analizzato il funzionale: ricapitolando, esso si può definire un po' il campo di emersione del funzionante, e se vogliamo fare una metafora, per essere efficaci senza troppi sforzi, possiamo pensare a un oggetto qualsiasi, come per esempio il tostapane: la sua funzionalità è rappresentata dalla nostra aspettativa che esso compia la sua funzione propria, che è quella di tostare il pane; il tostapane è funzionante quando, attaccata la spina e messo il pane al suo interno, lo fa uscire per l'appunto ben tostato. La differenza quindi sta nel fatto che "funzionale" si riferisce alla natura intrinseca della funzione, "ciò per cui qualcosa è stato creato o ciò cui la persona è chiamata archetipicamente a fare in quanto persona": il funzionale sembra quasi in effetti un "destino" già segnato o una "profezia". La persona funzionale quindi può, in ultima istanza, funzionare: avere un lavoro, avere relazioni sane, avere un hobby, studiare, cucinare, stirare ecc.. La persona funzionante quindi, in sintesi, de facto COMPIE azioni efficaci ed efficienti e soddisfacenti per sé stessa, che sono coerenti con la sua funzionalità e quindi col suo destino ultimo di essere persona: non si parla più di potenzialità e di capacità o di aspettative, ma della descrizione di un qualcosa che è in atto e lo è "legittimamente" (e sul legittimo occorre tornare poi a tutte le obiezioni in merito alla previsione particolare di cosa funzionale possa significare, in concreto, per ogni cosa o persona).
La sintesi finale sarebbe quindi: persona sana = persona razionale = persona funzionale = persona funzionante.
ENGLISH
The themes of this post are the result of my experience as an activist for the Associazione Nazionale M.A.R.I.A. - APS, an Italian Third Sector organization that has been engaged for years in disseminating healthy lifestyles and raising awareness regarding the issue of personal fragility, as well as being active in the provision of services in the area linked to the achievement, improvement and maintenance of people's autonomy who experience problems of a different nature daily.
Today I will try to argue my vision regarding "well-being", which I interpret in an extremely dynamic and relative way, albeit with some solid focal points. These four terms represent, in my opinion, the four cornerstones of the evaluation of existence and can very well be divided into two complementary groups. I report that when we talk about well-being and the ability to have a "normal" life, we often confuse these terms or omit them completely or don't even know they exist.
We should actually start from the concept of "normal": the word derives from "norm", and remembering the etymology should already give us some clues: the norm is a prescription that dictates what in theory should be the status quo, precisely normality, the balance (often considered in a static sense, not even dynamic!) of a specific society or of all humanity. Today many psychotherapists, psychologists and psychiatrists, in their field of expertise, totally reject the word "normal" or use it with caution. In fact, they are not entirely wrong to doubt the "normal", as it is clear that, in its polysemy, it often concerns, as mentioned, what is determined in a too arbitrary sense, or merely correlated to statistical data or, in the "worst" hypotheses, even to prejudices and mere tradition ("we have always done it this way, so it's normal").
It would be better, in fact, to focus on the four terms "healthy", "rational", "functional" and "functioning". I will therefore now try to have my say on the matter, as usual without claiming to be exhaustive or even making great reference to scientific data, in the wake of an editorial project that aims to speak to the public not with a conference inspiration but more simply by sharing one's own impressions rather than display data and reference publications (but sometimes, as you have seen, I did it).
The first couple. HEALTHY and RATIONAL
- Healthy: when we think of the word healthy, the smiling people in any advertisement come to mind, with their strong bodies, their appetite and their apparently unconditional joy. Indeed, the idea of health/sound is also linked to serenity and even happiness, this chimaera or illusion that many stop chasing even quite early in life! For me, however, the healthy is linked to the whole and the concrete: in fact, I consider healthy a person who is integral and antifragile in his entirety and not very vulnerable (it seemed excessive to me to say "invulnerable") to both external and internal attacks, who therefore does not have those aspects of fragility that can too easily undermine the harmony, stability and self-determination of his psyche and consequently of his existence, that is, not being constantly affected by attempts at manipulation and attempts at the demolition of others, and avoiding self-sabotage of the most masochistic mentalities: here I concretely apply the way of thinking whereby, in relativity (what it means to be intact or invulnerable, is a matter of the person) I determine some strong points (precisely, the very fact that "healthy " must necessarily be related to integrity and low vulnerability). Being healthy is also a question of good orientation: I had mentioned masochism and in fact, it is not at all healthy to have an existential orientation devoted, even in a hidden or partial way, unaware or not, to constantly destroying oneself: the healthy person wants his own good and thinks and acts to pursue it, through what we will now see, the "rational".
- Rational: derives from "ratio", which partly corresponds to our "reason", partly corresponds to "calculation". In fact, in ancient times (but often still today) those who were able to weigh things correctly were considered reasonable, knowing how to calculate them but more in the sense of evaluating them by wisely relating all the terms, considered according to their priority and according to their absolute and relative value (precisely, by their weight and therefore according to measure), thus resulting useful to the community, improving the quality of collective life (see Costanzo Preve's concept of "logos as calculation":). What I mean by rational is also partly this, but I add that more than "doing and thinking rationally" what matters is "being rational": therefore, we are reasonable persons when our m.o. and the very structure of our personality is rational, a true field of emergence for thoughts based on the healthy principle of reality. Reality, therefore, to avoid wanting to philosophically investigate its intrinsic nature, is what we are immersed in, and its evaluation. , as said in another post, is more of a restitution: we are rational when we observe carefully starting from the healthy principle of reality for which, in my very personal sense, it is not necessary to be excessively "suspicious", but to know how to weigh, precisely, what is "plausible" and what is not, without starting from particular predeterminations, prejudices, ideologies and factions. From an action point of view, once you think rationally, you can act rationally, actually applying what we have achieved and carrying it out in its integrity, in full continuity, without exceptions and without omissions, when we are truly ready. From here, in fact, we move on to the functional, since: healthy person = rational person and therefore, in partial synthesis, functional person (which we will now see).
Let's now look at the other pair: FUNCTIONAL and FUNCTIONAL
- Functional: it is linked to the ability of something or a living being to perform its own function that characterizes the something or the living being itself in its entirety or in some aspects. What is the function of the human being that determines his functionality in a total sense? We could say: its function is to LIVE: in fact, we are not having a biological discussion but one clearly linked to the socio-cultural sphere. Living, in a socio-cultural sense, we can define with different abilities: to relate to oneself and to others satisfactorily, to be able to self-determine in the absence of conditions (even self-imposed or self-triggering) that could reduce one's freedom of choice or which can prevent a priori from living fully and in full ego-syntonic. However, it is not linked in the first instance to actions performed but to the simple fact of, starting from a healthy and "robust" cognitive structure, potentially knowing how to behave healthily, therefore realizing ourselves fully (it does not mean "realizing ourselves" in "common sense ", that is, reaching certain career objectives etc., but living our life to the full, moving through it without architectural barriers and carrying out our real will, without hesitation - and even before moral and ethical discourses, as if to say "in respect of our neighbour”): in some way, it represents "what we expect" from a healthy person (or from something well thought out, designed and built, if we are talking about objects) at the level of thought (cognition and planning, etc.) and at level of behaviour (achievement and maintenance). In a certain sense, however, expectations are often almost "cognitive" demands that are often disregarded and manifestations of a certain naivety or mental rigidity. The functional can concern both the person in his total aspect and the person in one of his roles: for example, we can consider a person who works as a functional worker as a worker if...he has the ability, the potential (or what one would say "know how", but here precisely in the sense of "being ready to") to carry out his work adequately, according to the indications that characterize the functions of that work (even before talking about quality and results!). The problem here, as anticipated, is that the prediction may be incorrect or partial because perhaps different ways of understanding "being a worker" can be considered! What we call functional is therefore a basic aspect: it determines the "mere" ability to carry out something stricto sensu, but the measure of determining precisely... what it means to carry out that thing is often fallacious.
- Functioning: the last term can almost be said, if we want to apply an inference dear to Hegel, a sort of synthesis, therefore, of an organic point of arrival of the whole discussion, a legacy of what was said previously, in some way its fulfilment. We first analyzed the functional: to summarize, it can be defined as the field of the emergence of the functional, and if we want to make a metaphor, to be effective without too much effort, we can think of any object, such as the toaster for example: its functionality is represented by our expectation that it will perform its proper function, which is to toast bread; the toaster is working when, after plugging it in and placing the bread inside, it comes out well toasted. The difference therefore lies in the fact that "functional" refers to the intrinsic nature of the function, "that for which something was created or what the person is archetypically called to do as a person": the functional almost seems in fact a "destiny "already marked or a "prophecy". The functional person can therefore, ultimately, function: have a job, have healthy relationships, have a hobby, study, cook, iron, etc. The functional person therefore, in short, de facto DOES effective, efficient and satisfactory actions for itself, which are consistent with its functionality and therefore with its ultimate destiny of being a person: we are no longer talking about potential and capabilities or expectations but about the description of something that is in progress and is "legitimately" so (and about legitimacy, it's necessary to return to all the objections regarding the particular prediction of what functional can mean, in concrete terms, for everything or person).
The final synthesis should be: healthy person = rational person = functional person = functioning person.
Last but not least: on the official M.A.R.I.A. website, it is possible to read some of my articles which address in detail and with a slightly more scientific approach (with quotes) the concepts of antifragile and the achieving of autonomy, which are two key points of associative thought and mission. Also feel free to follow the Association's Facebook page and ask for membership, if you share its objectives or goals or are professionals in the social and psychological/psychiatric fields interested in carrying out activities on its behalf, by sending an email. email to associazione.maria@gmail.com (if you are not an Italian speaker just comment this post or contact me via Messenger - only English - on my personal facebook account/blog page and I will gladly translate what you need) or by getting in touch with President Franco Colella on the mobile number that you will find on the association website. Remember that you can still contribute to the cause with the 5x1000 by entering the Association's tax code in the dedicated space in your tax return (ask your accountant or the CAF/Patronato employee): 92061550601 or alternatively you can support us with donations via the link paypal.me or by bank transfer via the association's IBAN (reason: liberal donation): IT58 X053 7214 8000 0001 1036 888.
THANKS FOR THE FUTURE SUPPORTERS FROM THE BOTTOM OF THE HEART!
È un pensiero prospettico che sa di buono e quindi di bene,di ESSERE nel BENE.
RispondiEliminaSpinge alla fiducia nella VITA.
Chi è curioso (derivante da CURA),ha cura di se’,dell’Altro da se’ e del mondo.
È una postura originaria di apertura al sano principio di realtà che dipende da quanto siamo VIVI e AMATI e ci genera in ogni istante e ci vuole esistenti.
MARIA ne è l’ESSENZA.
Grazie Andrea, profondo e autentico.
Tiziana
P.s. Che dal tostapane funzionante escano toast robusti e fragranti con farcitura gustosa e tenera !:)
Cara Tiziana, ti ringrazio come sempre per interagire col mio blog e di darmi un riscontro che ritengo come sempre prezioso. Unico appunto, il sano principio di realtà non dipende da nulla che non sia per l'appunto una cognizione scevra da condizionamenti e che possa quindi consentire una lettura della realtà "non intenzionale", ovvero non legata ad aspettative o addirittura pretese! Sicuramente, sentirsi vivi e amati se non altro ci eviterebbe quel senso di abbandono e di demotivazione cronica che sicuramente non fa bene neanche alla cognizione, ma dobbiamo essere integri e forti e restituire e restituirci la realtà a prescindere! Un carissimo saluto, a presto!
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